Accesso alla salvezza
Un’altra caratteristica essenziale della vera religione è che essa dovrebbe contenere nei suoi insegnamenti equanimità rispetto all’accesso alla salvezza. La liberazione dal peccato non può richiedere intermediari, poiché in ultima istanza solo Dio ha il potere di perdonare i peccati umani. Dio sapeva, prima della creazione di Adamo ed Eva, che essi lo avrebbero disobbedito ed avrebbero peccato mangiando dall’albero proibito; perciò ha insegnato loro come pentirsi del peccato commesso. Così, quando commisero il peccato, si pentirono e Dio li perdonò. Sarebbe stato ingiusto non insegnare loro come pentirsi del peccato commesso; e far ereditare il loro peccato a tutte le generazioni seguenti, sino al tempo di Gesù, sarebbe stato ancora più ingiusto. E’ quindi logico ritenere che Dio, essendo assolutamente Giusto, abbia insegnato loro come pentirsi. Ed infatti questo evento storico è descritto nel Corano. Inoltre, ogni essere umano deve essere ritenuto responsabile solo per i propri peccati e non per quelli commessi dai suoi genitori o figli. Nessuno può farsi carico dei peccati di qualcun altro. Tali sono gli insegnamenti che troviamo nel Corano:
“Nessuno può farsi carico [dei peccati] di un altro” (Corano 53:38)
Invece, ogni individuo dovrebbe rivolgere il suo pentimento direttamente a Dio e Lui, in cambio, ha promesso di perdonare tutti i peccati. Dio dice nel Corano:
“Di': “O Miei servi, che avete ecceduto contro voi stessi, non disperate della misericordia di Allah. Allah perdona tutti i peccati [di quanti si pentono]. In verità Egli è il Perdonatore, il Misericordioso’” (Corano 39:53)
Dal momento che il fine della creazione è quello di adorare Dio, e questo costituisce il pilastro centrale della vera religione, il peccato maggiore che un essere umano può commettere non è l’assassinio né il furto (sebbene entrambi siano offese capitali contro l’umanità). Il peggiore peccato possibile che una persona può commettere è un’offesa contro il Creatore dell’universo: attribuire a Lui degli eguali. Se una persona passa la sua esistenza associando a Dio qualunque cosa, sia direttamente che indirettamente, e muore in quello stato, allora tutte le sue buone azioni saranno invalidate da tale blasfemia. Dio stabilisce questo nel Corano:
“In verità Dio non perdona che alcunché venga associato a Lui”
(Corano, 4:48 e 4:116)
Quando una persona pronuncia la testimonianza di fede e quindi entra nell’Islam, avrà tutti i suoi peccati perdonati da Dio, incluso anche il peccato di aver [precedentemente] reso atti di culto ad altri che Dio Stesso. Se questa promessa viene fatta in modo sincero, con piena cognizione dei suoi significati e implicazioni, e con la risoluzione di vivere in accordo con essa, allora quella persona ha accettato la chiave per il Paradiso.
Un’altra caratteristica essenziale della vera religione è che essa dovrebbe contenere nei suoi insegnamenti equanimità rispetto all’accesso alla salvezza. La liberazione dal peccato non può richiedere intermediari, poiché in ultima istanza solo Dio ha il potere di perdonare i peccati umani. Dio sapeva, prima della creazione di Adamo ed Eva, che essi lo avrebbero disobbedito ed avrebbero peccato mangiando dall’albero proibito; perciò ha insegnato loro come pentirsi del peccato commesso. Così, quando commisero il peccato, si pentirono e Dio li perdonò. Sarebbe stato ingiusto non insegnare loro come pentirsi del peccato commesso; e far ereditare il loro peccato a tutte le generazioni seguenti, sino al tempo di Gesù, sarebbe stato ancora più ingiusto. E’ quindi logico ritenere che Dio, essendo assolutamente Giusto, abbia insegnato loro come pentirsi. Ed infatti questo evento storico è descritto nel Corano. Inoltre, ogni essere umano deve essere ritenuto responsabile solo per i propri peccati e non per quelli commessi dai suoi genitori o figli. Nessuno può farsi carico dei peccati di qualcun altro. Tali sono gli insegnamenti che troviamo nel Corano:
“Nessuno può farsi carico [dei peccati] di un altro” (Corano 53:38)
Invece, ogni individuo dovrebbe rivolgere il suo pentimento direttamente a Dio e Lui, in cambio, ha promesso di perdonare tutti i peccati. Dio dice nel Corano:
“Di': “O Miei servi, che avete ecceduto contro voi stessi, non disperate della misericordia di Allah. Allah perdona tutti i peccati [di quanti si pentono]. In verità Egli è il Perdonatore, il Misericordioso’” (Corano 39:53)
Dal momento che il fine della creazione è quello di adorare Dio, e questo costituisce il pilastro centrale della vera religione, il peccato maggiore che un essere umano può commettere non è l’assassinio né il furto (sebbene entrambi siano offese capitali contro l’umanità). Il peggiore peccato possibile che una persona può commettere è un’offesa contro il Creatore dell’universo: attribuire a Lui degli eguali. Se una persona passa la sua esistenza associando a Dio qualunque cosa, sia direttamente che indirettamente, e muore in quello stato, allora tutte le sue buone azioni saranno invalidate da tale blasfemia. Dio stabilisce questo nel Corano:
“In verità Dio non perdona che alcunché venga associato a Lui”
(Corano, 4:48 e 4:116)
Quando una persona pronuncia la testimonianza di fede e quindi entra nell’Islam, avrà tutti i suoi peccati perdonati da Dio, incluso anche il peccato di aver [precedentemente] reso atti di culto ad altri che Dio Stesso. Se questa promessa viene fatta in modo sincero, con piena cognizione dei suoi significati e implicazioni, e con la risoluzione di vivere in accordo con essa, allora quella persona ha accettato la chiave per il Paradiso.